Visita all’ecomuseo del litorale romano

La Mala Aria


L’ecomuseo racconta i cambiamenti che ha subito il litorale laziale fino ad oggi, per ricordare la malaria, le sue vittime e il modo in cui braccianti e operai riuscirono a bonificare l’intera area.
Verso la fine del 1800 nei pressi di Roma – nuova capitale d’Italia, esisteva il problema della malaria, la quale causò la morte di molte persone.
Questa malattia venne chiamata così perché all’epoca si pensava fosse dovuta alla “mala aria”, ovvero all’aria malsana. Solo in seguito, grazie alle ricerche del professor Giovanni Battista Grassi, si scoprì che veniva trasmessa attraverso le zanzare.
L’Ecomuseo ricorda le persone che, con il loro lavoro e le loro opere, contribuirono alla bonifica di stagni, paludi, laghi e, quindi, a sconfiggere la malattia.
Nel 1884 i coraggiosissimi romagnoli giunsero nel Lazio per risanare la zona da Ostia a Maccarese. La bonifica venne effettuata per il seguente motivo: nelle paludi di quell’area nasceva la zanzara anofele, ovvero un genere di insetto che, nutrendosi di sangue umano, con le sue punture, trasmetteva agli uomini i plasmodi, parassiti che causano appunto la malaria.
Arrivarono da Ravenna in cinquecento, tra uomini e donne, pronti a lavorare sull’ Agro Romano. Queste persone erano preparate a questo tipo di lavoro perché lo avevano già eseguito nei territori d’origine. Grazie alle loro opere di bonifica, tutto l’ambiente venne risanato e i terreni resi coltivabili e abitabili: dove possibile, sfruttarono la pendenza del territorio, dove non fu possibile, utilizzarono l’idrovora, tipo di pompa impiegata per assorbire grandi masse d’acqua (e adoperata anche in caso di alluvioni).
I letti delle paludi furono modificati e ora sono urbanizzati, ma hanno bisogno di un’attenzione costante perché sono sotto il livello del mare.

CLASSE 3A