Giornata della memoria

Settimia

27 Gennaio

Giornata della Memoria

Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz: due anni in Polonia (e in Germania), due inverni, e in Polonia l’inverno è inverno sul serio, è un assassino.., anche se non è stato il freddo la cosa peggiore. Tutto questo è parte della mia vita e soprattutto è parte della vita di tanti altri che dai Lager non sono usciti. E a queste persone io devo il ricordo: devo ricordare per raccontare anche la loro storia. L’ho giurato quando sono tornata a casa; e questo mio proposito si è rafforzato in tutti questi anni, specialmente ogni volta che qualcuno osa dire che tutto ciò non è mai accaduto, che non è vero.”

 (Settimia Spizzichino, da Gli anni rubati)

 

“Tornare a casa” significò per i sopravvissuti ai campi di concentramento portare con sé il peso, che gravava come un macigno sull’anima, di coloro che non erano tornati, ma dalle profondità di questo silenzio emergeva altrettanto forte l’urgenza di confrontarsi con il dovere morale di ricordare.

Per celebrare la Giornata della Memoria noi della classe II C vogliamo unire la nostre voci perché dalla memoria comune possa nascere e crescere un grido: MAI PIU’.

Il 27 Gennaio si celebra la Giornata della Memoria in cui si ricorda lo sterminio degli Ebrei da parte del governo nazista di Hitler. Secondo me, bisogna ricordare anche per tutti quelli che cercarono di opporsi alle leggi razziali e furono ammazzati senza alcun sentimento.

Davide A.

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In questi giorni dedicati alla memoria siamo andati a teatro a vedere “Roma-Auschwitz, andata e ritorno”, così  ho conosciuto la storia di Settimia Spizzichino e ho capito che è importante ricordare ciò che l’uomo è stato capace di fare.

Francesco

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Mi ha colpito una frase che Settimia diceva: “Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz”.

Manuel B.

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Settimia viveva tranquillamente con la sua famiglia a Roma, finché nel 1938 furono introdotte le leggi razziali: fu da lì che cominciò il vero e proprio inferno.

Davide E.

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Settimia era una donna forte, energica, ma soprattutto ribelle, tanto che, nonostante le restrizioni razziali, lei andava a prendere il caffè a Via Veneto, in tutta tranquillità, quasi prendendosi gioco di coloro che volevano prendersi la sua libertà e la sua vita. Nel 1943, però tutto cambiò: il Ghetto di Roma fu rastrellato, tutto il resto è storia. Già storia, che bisognerebbe farsi raccontare dalle anime che hanno lasciato ingiustamente il mondo per colpa dei loro simili.

            Chiara

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Solo dal ghetto di Roma furono portati via 1023 ebrei. Vennero messi in un vagone per il bestiame senza acqua, cibo e luce per sei lunghi giorni. Quando arrivarono ad Auschwitz, distrutti, scesero dal treno e furono divisi in due file. Settimia e una sorella andarono alle baracche, l’altra sorella con il figlio di diciotto mesi e la madre andarono subito alle camere a gas. Quando si lasciarono dissero: “Mica ci ammazzeranno!”.

                                                                                                                      Andrea

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Nei campi di concentramento le persone erano private della loro dignità e trattate come animali, o peggio. Le condizioni di vita erano pessime. In quell’inferno quando si entrava non c’era via di scampo. E’ importante ricordare questo orrore per insegnare ai giovani cosa è successo e perché tutte queste crudeltà non si ripetano.

Gianluca

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Settimia fu portata al campo di Auschwitz, in Polonia, dove la usarono come cavia per gli esperimenti. A lei vennero iniettate la Scabbia e il Tifo (due malattie infettive), la peggiore fu la Scabbia che la riempì di piaghe.

Ilaria

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La prima cosa che facevano nei campi di concentramento era uccidere l’anima e togliere la dignità, quindi, eliminare nei deportati la voglia di vivere. Settimia, però, non volle arrendersi: continuava a ripetersi che il mondo doveva sapere. Anche noi dobbiamo ricordare e trasmettere questa storia agli altri per far sì che questo non accada più.

Anna

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Fin dal primo giorno di prigionia ad Auschwitz, Settimia disse: “Il mondo deve sapere quello che succede qui”.Lei fu l’unica donna del ghetto di Roma a tornare, morì nel 2000 e fino al allora riuscì a raccontare tutto quello che era successo. Anche io voglio impegnarmi a tramandare questi avvenimenti ai miei figli e ai miei nipoti, così potranno sapere la verità.

Manuel C.

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Settimia ha vissuto due anni ad Auschwitz, in Polonia. Lì, in inverno, il freddo è terribile. Ha camminato per kilometri nella neve, in una marcia che i Nazisti chiamavano “la marcia della morte” nella quale morirono circa quindicimila persone.

Elisa

 

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Solo in diciassette tornarono al ghetto di Roma: sedici uomini e una donna, Settimia. Il ritorno fu triste, Settimia arrivò al ghetto e urlò: “Mamma, mamma sono tornata!”. Ricordare per lei sarà aspro e forte, ma doveroso.

Alessio

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Settimia era una donna coraggiosa, che appena tornò a casa raccontò quello che era successo anche se il ricordo di quell’orrore la faceva stare male. Per noi fare memoria è importante perché non si ripeta quell’orrore.

Riccardo B.

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Settimia voleva ricordare, anche se le faceva male, lei voleva far sapere cosa succedeva nei Lager; lo voleva fin da quando fu catturata e cominciò a vedere gli orrori di quei campi, quando scoprì la verità. Ora, però, quasi tutti i sopravvissuti sono morti e quei pochi che restano sono tutti molto anziani, quindi hanno affidato a noi il compito di ricordare, perché è importante non dimenticare un orrore simile, fare di tutto perché non si ripeta.

Martina

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Settimia diceva: “Ci sono cose che tutti vorrebbero dimenticare”, ma noi, oggi, abbiamo un gravoso compito, quello di ricordare, di far sapere al mondo che i Lager, Auschwitz, Bergen-Belsen …, sono solo armi che provocano morte e distruzione, luoghi in cui sono morti sei milioni di ebrei che avevano solo la colpa di essere nati.

Giacomo

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Settimia, quando tornò, volle raccontare tutto perché un orrore del genere non poteva tenerselo per se’. Proprio per questo, oggi, sta a noi raccontare e capire, almeno così, in futuro, nessuno dovrà ritrovarsi a un passo dalla morte, come chi visse ad Auschwitz in quegli anni di dolore e sofferenza.

Beatrice

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Ricordare aiuta a riconoscere l’innocenza di coloro che furono massacrati. Ricordare aiuta a far capire alle persone di oggi che esiste una sofferenza più forte di quanto si possa immaginare. Ricordare aiuta a migliorare la vita delle persone più povere e impotenti. Ricordare quella parte di storia è necessario per avere un futuro migliore.

                                                                                                               Francesca

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Auschwits è stato il più grande campo di sterminio e ha “ospitato” tutti coloro che non facevano parte della “razza ariana”. Oggi dobbiamo ricordare per fare in modo che la “razza umana” non ripeta le stesse atrocità.

Riccardo P.

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E’ giusto ricordare la storia dei campi di concentramento, perché è morta molta gente. Si devono ricordare gli anni di dolore e di morte, dal 1938 al 1945, voluti da Hitler e Mussolini. Non solo gli Ebrei furono deportati, ma anche gli omosessuali, i Rom e tanti bambini.

            Raul

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Per me è giusto ricordare anche per le persone che non sono mai tornate, per ridar loro onore, ma soprattutto per far capire che è stata un’ingiustizia orribile che non dovrà ripetersi.

Emanuele

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Tutto questo orrore è successo veramente e noi dobbiamo fare in modo che non accada di nuovo, perché siamo tutti della stessa razza: quelli di pelle nera, quelli di pelle bianca, gli ebrei, i tedeschi, i cattolici, i musulmani. Anche se una civiltà ha diverse usanze, ha una diversa religione, ha un diverso colore della pelle siamo tutti uguali, perché la razza umana è una.

Simone

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Penso che ricordare sia un dovere civile, perché siamo persone civili. Civiltà significa collaborare gli uni con gli altri per ottenere un futuro migliore. Se siamo arrivati a simili atrocità, e non solo durante la Seconda guerra mondiale, allora è giusto che si ricordi, è giusto che si celebri la Giornata della Memoria perché tutto ciò non accada di nuovo.

Daniele

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Il mio ricordo si affaccia su quel dolore che tante persone hanno dovuto sopportare ingiustamente.

                                                                                                                                                                                                                                                   Alessandro R.

Testimonianza video di Settimia Spizzichino

httpv://www.youtube.com/watch?v=OUqgNeRaw10