La storia del ninfeo si riallaccia alle leggende dell’epoca arcaica; qui era forse il Bosco Sacro dove il re sabino Numa Pompilio successore di Romolo incontrava la ninfa Egeria sua amante e sua consigliera ed ispiratrice nella composizione delle Sacre Leggi di Roma.
La grotta artificiale si apre nel fianco della collina sotto al Tempio di Cerere in opera laterizia ed opera mista; al centro dell’area c’è una piccola piscina di forma rettangolare originariamente racchiusa da porticati da identificarsi forse nel Lacus Salutaris; da qui l’acqua defluiva in un più ampio bacino per poi giungere all’ Almone.
Il pavimento e le pareti del ninfeo erano interamente ricoperte di marmi verdi provenienti dalla Grecia e da mosaici vitrei ed i portici erano adornati da statue dedicate alle divinità del fiume; nella nicchia principale si conserva la statua priva della testa di una figura maschile in posizione distesa appoggiata su di un gomito.
Anticamente l’acqua che alimentava il ninfeo proveniva da una sorgente dislocata ad alcune centinaia di metri di distanza tramite un condotto sotterraneo con copertura a doppio spiovente rimasto in funzione fino alla fine del 1500; la parziale perlustrazione effettuata nel 1996 da alcuni speleologi del CAI ha rilevato una frana della volta che ha provocato l’interruzione del flusso d’acqua.
La valle della Caffarella nel 1500 divenne proprietà della famiglia Caffarelli che vi realizzò una tenuta agricola; al centro della tenuta venne edificato nel XVI secolo il Casale della VACCARECCIA che ingloba una torre del XIII secolo.
Successivamente la Tenuta della Caffarella divenne proprietà dei Torlonia. Il casale è tutt’ora abitato e vi è organizzata una piccola azienda agricola con galline, papere ed un gregge di pecore.
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