Il racconto del lockdown

Il  lockdown è stato come prendere in mano un coltello dalla parte della lama, perché se da un lato avevi un’ arma ma che colpiva il nemico (il covid), feriva anche te soprattutto nell’aspetto relazione, perché eravamo costretti a rimanere a casa e l’unico modo per comunicare con i propri amici  e parenti era attraverso la fotocamera del cellulare, che ti permetteva di comunicare ma non ti faceva certo provare l’emozione che ti da un abbraccio di tuo nonno o da quello del tuo migliore amico.
All’inizio credevo che questo periodo durasse poco, ma dopo le prime due settimane di quarantena capii che il lockdown si sarebbe prolungato molto più di quello che potessi immaginare. Ricordo, anche, che agli inizi della quarantena, per sentirci uniti, si usciva fuori a cantare canzoni italiane che tutti conoscevano e cantavano. Il lockdown alla fine è un insieme di momenti belli e brutti e anche se vorremmo ricordare solo quelli belli, dobbiamo ricordare anche  quelli brutti perché hanno formato una parte di noi e sarebbe come dimenticare il nostro passato, che anche lui è una parte di noi.

Anche se il lockdown ci ha isolato ci ha anche salvato la salute pubblica impedendo al virus di circolare veicolato dagli esseri umani. 

Un omaggio va fatto anche ai dottori e agli infermieri che sono stati i nostri super eroi.