Lettera dal fronte

Cara Giovanna sto guardando il Piave limpido e sereno mentre penso a te e a lei: Roma.
Mi ricordo l’ultimo Natale passato insieme. In quel giorno Fabio compieva un anno.
Rammento ancora l’odore di quel buon pollo che avevi preparato e di tutte quelle leccornie che stavano sul tavolo. La musica e i colori della festa, le persone a me care che riempivano la casa con il loro calore e questo mi fa piangere di gioia e di dolore. Ma noi siamo in guerra ora e non c’è tempo per le debolezze ne per i pianti, a pensare che io ero contrario a questa guerra essendo socialista e penso che porterà solo dolore e sofferenze a questa piccola Italia. Giovanna non  crede però la mia irrefrenabile foga da giornalista si sia placata anzi con tutto questo materiale su questo taccuino che ti manderò nella busta di questa lettera. Fra poco marceremo sul fiume Isonzo contro gli austriaci.
Io faccio porte della fanteria e ogni giorno vedo i miei amici morire sotto il fuoco nemico e i loro occhi spegnersi come candele nella notte e una pugnalata ogni giorno, ogni ora di ogni stramaledetto minuto. Oramai è già passato un anno dall’inizio della guerra e l’esercito comincia a perdere munizioni e soprattutto uomini ma non lo stato d’animo di questa Italia anche se piccola e numerosa come fosse invincibile. Questa estenuate e logorante guerra di posizione combattuta in trincee con mitragliatrici e artiglieria pesante che sembra non finire mai. La fanteria costretta a strisciare sotto il fuoco dei cannoni è in mezzo ai cadaveri dei tuoi commilitoni morti per la prateria. Anche se essendo socialista non sono insensibile a tutto questo. Anche io d’innanzi a questo orrore provo quello che proverebbe qualsiasi altra persona davanti al grande sacrifico che la guerra oppone.

Autore: Fabio 3D

 

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